Sono passati diversi giorni dall’edizione 2011 di Be Wizard, e anche se gran parte degli argomenti trattati durante l’evento sono stati riportati da svariati blog, non posso esimermi dallo scrivere un post con alcune considerazioni personali.
Avrei voluto farlo prima, ma ultimamente il lavoro e gli eventi a cui sono stato invitato come relatore, non mi hanno lasciato molto tempo a disposizione.
Partiamo con le note positive:
Titanka spa, l’azienda organizzatrice ha fatto un lavoro incredibile, immagino non sia stato facile coinvolgere così tanti relatori internazionali di questo calibro, diciamolo pure, al Be Wizard c’era il meglio del meglio del web marketing. Anche dal punto di vista del coordinamento tutto impeccabile, gestire i molteplici aspetti di un evento (location, segreteria, traduzioni simultanee, promozione, etc..) è sempre un incognita, ma tutto il team Titanka si è rivelato all’altezza, dimostrando una piena padronanza della situazione.
Anche l’adesione è stata per quanto mi riguarda al di sopra delle aspettative, oltre 600 partecipanti, suddivisi fra pmi e professionisti del settore provenienti da tutta Italia. Se calcoliamo che il biglietto aveva un costo superiore alle 400 Euro, e che San Marino non è una città comodissima da raggiungere, si può dire che è stato un vero successo!
Passiamo alle note negative:
La connessione wifi è andata a singhiozzo per tutto il tempo, elemento che stona per un evento dedicato al web marketing, e soprattutto un vero peccato perchè in diversi momenti si è persa la possibilità di amplificare in real time sui social network come facebook e twitter, i contenuti presentati dai vari relatori.
L’altra nota dolente riguarda invece il livello delle presentazioni dei relatori, che per il sottoscritto così come per gran parte degli altri web marketer presenti al Be Wizard (ed erano tanti), è sembrata troppo di base. Cerco di spiegarmi meglio.
I relatori in tutte le varie presentazioni effettuate nel corso dei due giorni, sembrava avessero il freno a mano tirato, ovvero si percepiva la loro impossibilità di affrontare i temi da un punto di vista veramente tecnico, a causa di un audience mista, composta da professionisti con esperienza e skills avanzate in ambito web marketing, ma anche da rappresentanti di piccole e medie imprese con scarse conoscenze in fatto di SEO, SEM, Social Media, etc.
Penso che per accontentare un pò tutti, si sarebbe dovuto suddividere gli interventi, in sessioni base, più alla portata di tutti, e sessioni avanzate per i web marketer, durante le quali i relatori avrebbero potuto scendere più nel tecnico, affrontando temi di un certo grado di difficoltà e presentando anche liberamente i loro case history.
Parliamoci chiaro, chi segue come me i blog, i profili social, e ha letto i libri di alcuni dei relatori (Avinash in particolare), durante il Be Wizard ha visto e ascoltato per l’80% contenuti vecchi, divulgati in precedenza ed ampiamenti discussi sui vari canali citati pocanzi. Proprio per questo spero che la mia venga percepita come una critica costruttiva, il cui intento è semplicemente quello di migliorare ulteriormente un evento già di grande spessore.
Passiamo ora ai contenuti più interessanti, che per quanto mi riguarda hanno valso ampiamente il viaggio da Roma fino a San Marino.
Avinash Kaushik il dio delle statistiche:
Seguo Avinash da anni, il suo ultimo libro l’ho letteralmente divorato, quindi i suoi interventi erano quelli che aspettavo con maggiore interesse.
Fra le tante cose illuminanti che ha elargito mi è piaciuta parecchio la sua presentazione relativa alla definizione e misurazione degli obiettivi di un progetto web, che secondo lui si riassumono in 7 punti principali:
1) Business Objectives
Gli obiettivi di business devono essere:
- dumb – ovvero stupidi, inteso come semplici
- doable – fattibili, cioè realisticamente realizzabili
- understandable – di facile comprensione
- manageable – gestibili
- beneficial – devono portare benefici
Ed ha aggiunto: “Definire gli obiettivi nella fase iniziale di un progetto è obbligatorio per stabilire le strategie specifiche che ci consentiranno di conseguire i risultati che ci siamo prefissati.”
Ed ancora: “Migliorare il marketing significa: capire cosa non funziona, cercare di migliorare le cose, sperimentare con differenti tipi di iniziative e campagne.”
2) Goals: gli obiettivi di web analytics non devono essere confusi con gli obiettivi commerciali.
3) Le metriche possono essere due: di conteggio e di reportistica
4) KPI: i Key Performance Indicator sono metriche che vi aiutano a capire cosa state facendo per raggiungere gli obiettivi prefissati.
5) Targets: sono indicatori numerici per determinare il successo di un progetto web
6) Dimensioni: sono un attributo relativo ai visitatori del vs. sito web (keyword che hanno generato la visita, geolocalizzazione dell’utente, numero di visite effettuate dall’utente, etc..). Questo ci facilita nel comprendere quali possono essere dei diversi approcci di marketing rispetto a diverse tipologie di utenti.
7) Segmentazione: gruppo di linee di più dimensioni. Portare dati aggregati rispetto a differenti gruppi di utenti e tipi di comportamento.
Rand Fishkin di SEOMOZ
Le aspettative per il SEO più famoso al mondo erano alte, e il buon Rand non ho deluso.
A Tale proposito ho deciso di realizzare per i prossimi giorni un post dedicato solo ed unicamente alla sua presentazione relativa al cambiamento dei fattori SEO e l’evoluzione del ranking di Google.
Marcus Tandler
Altro intervento molto interessante di questo simpatico ragazzo bavarese, noto soprattutto per le sue tecniche SEO non proprio ortodosse.
Durante la prima presentazione in main hall ha illustrato la sua teoria relativa ai nuovi fattori di ranking nel SEO, in cui il CTR ed il Bounce Rate assumono un’importanza fondamentale.
Da evidenziare alcune frasi di Marcus che mi hanno colpito parecchio: Contest is princess, link is king!
Ovvero egli afferma, andando controcorrente rispetto alla famosa frase Content is King, che per posizionarsi in prima pagina sui motori di ricerca, i link sono ancora il fattore primario, ed i contenuti di qualità seppur importanti sono meno rilevanti.
A tale proposito, alla fine della sua presentazione gli ho posto pubblicamente la seguente domanda: “visto che il nuovo algoritmo di Google, chiamato Panda, ha ridimensionato di parecchio il valore dei link provenienti da comunicati stampa e article marketing, tu come consigli di fare link building?”
Ed il buon Marcus mi ha risposto: “non perdere tempo con gli article marketing, sono immondizia, non servono a niente, meglio investire nell’acquisto di interi siti web con alto trust per portare link tematici, oppure cercare di acquistare link strategici su siti autorevoli, prendendo informazioni da Google Adwords Content Network.”
Non sono pienamente d’accordo per i seguenti motivi:
1 L’article marketing se fatto bene, pubblicando contenuti originali, non duplicati e su siti autorevoli è tutt’altro che immondizia, anzi nella mia esperienza anche recente in ambito SEO si rivela utilissimo per il posizionamento organico.
2 Acquistare interi siti web tematici e affini con il sito per cui si sta facendo link building, non è una cosa facile, richiede ricerche estenuanti utilizzando diversi tool e soprattutto un budget notevole a disposizione, cosa impossibile quando il cliente è una PMI. Ed inoltre un sito tematico che ha al suo interno annunci Adsense non è detto che accetti l’inserimento di link a pagamento.
Insomma Marcus la fa facile, ma in realtà così facile non è, e come al solito la verità sta nel mezzo.
Infine mi è piaciuta molto la sua frase: “diventate un brand!“, riferita al fatto che secondo alcuni test e statistiche in suo possesso, i siti web abbinati ad un brand si posizionano meglio in serp rispetto a siti non brandizzati, ma che magari sono straottimizzati con domini exact match e tanti link in entrata con anchor seo friendly.
Si lo sò non è chiaro, provo a farvi un esempio: fra due siti web entrambi ottimizzati lato SEO, che competono per parole chiave tipo web agency roma, un sito tipo www.secretkey.it che ha un brand name conosciuto ed autorevole nel dominio, avrà maggiori chance di posizionarsi rispetto ad una web agency che ha il dominio composto dalle parole chiave www.webagencyroma.it, ma che non è riconducibile ad un vero brand.
In teoria dovrebbe essere così, ma in realtà ci sono ancora moltissimi casi in cui la serp di google smentisce le parole di Marcus. Personalmente spero che nel futuro sia esattamente come dice lui.
Slide dell’evento:
Detto questo per chi si fosse perso l’evento, il mio consiglio è di non ripetere l’errore per la prossima edizione, Be Wizard è tanta roba!
A tale proposito vi raccomando di dare un’occhiata alle presentazioni dei vari relatori che riporto di seguito.
– Ottimizzare il tasso di conversione per business locali di Rand Fishkin
– Social Media per aumentare traffico e migliorare il SEO di Rand Fishkin
– International SEO di Hannah Smith
– Strategie di marketing e tecniche di visibilità di Giovanni Cappello
Peccato non ci sia traccia delle presentazioni di Avinash Kaushik, Marcus Tandler e Filippo Toso, speriamo leggano questo post così magari ci dicono dove trovarle.
E qualcuno di voi ha partecipato? Che impressioni vi ha lasciato Be Wizard?